mercoledì 15 settembre 2010

Rubattino, niente lezioni per 12 bimbi rom sgomberati

Su 29 scolaretti, soltanto 17 sono riusciti ad arrivare in classe dopo un'ora a piedi e in autobus

MILANO - Non c’è sgombero che tenga, Cristina non rinuncia alla scuola. Scarpe da ginnastica tre numeri più grandi dei suoi piedi, ieri mattina ha cominciato la quinta elementare all’istituto di via Cima, raggiante all’idea di rivedere la maestra Loredana. Ci tiene lei, ci tiene suo padre Costel, che viene a prenderla all’uscita: un’ora di cammino e di autobus all’andata, un’ora al ritorno. Dei 29 bambini rom iscritti a scuola sgomberati con altre 200 persone martedì scorso dal campo abusivo di via Rubattino solo 17 sono riusciti ad arrivare in classe.

Era la preoccupazione di volontari e insegnanti che dal 2008 lavorano per il loro inserimento, ripresa dall’arcivescovo Dionigi Tettamanzi: garantire la frequenza scolastica. Stefano Pasta della Comunità di Sant’Egidio, che li segue da tempo, dice: «Siamo allarmati per i 12 banchi vuoti, avevamo chiesto al Comune che fosse assicurato il diritto allo studio», prima dell’intervento di agenti e ruspe. Si può pensare a un pulmino che vada a prenderli per esempio, sostiene, «ma soprattutto devono avere un posto dove stare: bisogna attuare progetti di avviamento all’autonomia abitativa».

«Stanotte dove dormo?», chiedeva ieri mattina Marius: con il fratellino di 10 giorni è sotto una tenda in un giardinetto in zona Lambrate. I vigili questa settimana hanno continuato gli allontanamenti (l’ultimo in via Gozzoli): molti dei rom sgomberati continuano a vagare nelle vicinanze di Rubattino, chi è accampato sull’erba, chi ha individuato un’area abbandonata, qualcuno è andato a ingrossare i campi già esistenti, qualcun altro ha trasferito il problema nell’hinterland. «Restano precari», denuncia Pasta, e fa un confronto: i 22 bimbi rom che in passato hanno trovato casa con la famiglia ieri erano tutti in classe.

Alessandra Coppola su Milano-Corriere.it

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