domenica 26 dicembre 2010

Espulsioni: scattano a Natale le nuove disposizioni stabilite dall'Unione europea. Meno severità rispetto alla Bossi/Fini

Autogol del Governo che, per mantenere il punto con la politica di rigore, non si adegua alla direttiva 2008/115; ma le nuove regole si applicano comunque, anche in Italia. Questure in difficoltà nonostante la circolare del Capo della Polizia.

24 dicembre 2010 - Scade a mezzanotte il termine imposto dall'Unione europea agli Stati membri per uniformarsi alla direttiva 2008/115 sul rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. L'Italia, che aveva contribuito alla stesura della direttiva al tempo del Governo Prodi, non ha avuto fretta ed ha lasciato scadere i termini per adeguare il testo unico immigrazione alle nuove regole. Trascuratezza o scelta politica? Diagnosi difficile ma, se si valuta la portata della direttiva, che rovescia come un calzino l'impostazione della Bossi/Fini sulle procedure di espulsione, sembrerebbe più probabile pensare ad una scelta ragionata. Però, ragionata fino ad un certo punto. Infatti, da oltre venti anni è pacifico il concetto stabilito dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea secondo cui "in tutti i casi in cui alcune disposizioni di una direttiva appaiono, dal punto di vista sostanziale, incondizionate e sufficientemente precise, i singoli possono farle valere dinanzi ai giudici nazionali nei confronti dello Stato, sia che questo non abbia recepito tempestivamente la direttiva nel diritto nazionale sia che l'abbia recepita in modo inadeguato". Quindi, anche se l'Italia non recepisce la direttiva 2008/115, quelle disposizioni "incondizionate e sufficientemente precise" si applicheranno comunque. Ma di fronte all'opinione pubblica il Governo potrà sempre sostenere: "non siamo stati noi, prendetevela con l'Europa".

Senza considerare, però, che il mancato adeguamento della Bossi/Fini alla direttiva comporterà seri problemi, o comunque grande imbarazzo alle questure che da domani dovranno applicare procedure non scritte nella legge nazionale, anzi con questa del tutto in contrasto.

Infatti la direttiva prevede un meccanismo "ad intensità graduale crescente" che di fatto ribalta il sistema attualmente disciplinato dalla Bossi/Fini, basato sull'automatica ed immediata espulsione. Per la norma europea l'espulsione deve essere disposta, di norma, non con misure coercitive, ma attraverso la partenza volontaria del cittadino straniero entro un periodo di tempo compreso tra sette e trenta giorni, eventualmente prorogabili in presenza di bambini che frequentano la scuola o di altri legami familiari e sociali. In questi casi (un po' come prevedeva la vecchia legge "Martelli" del 1990) sarà possibile imporre l'obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità, la costituzione di una garanzia finanziaria adeguata, la consegna di documenti o l'obbligo di dimorare in un determinato luogo.

Ovviamente la direttiva non esclude l'accompagnamento immediato, ma questo sarà possibile solo in presenza di concreto rischio di fuga dello straniero, quando la sua domanda di soggiorno sia stata respinta perché manifestamente infondata o fraudolenta, o quando la persona costituisce un pericolo per l'ordine pubblico, la pubblica sicurezza o la sicurezza nazionale; tutte circostanze che devono essere debitamente motivate.

Altra disposizione immediatamente operativa e parzialmente in conflitto con la Bossi/Fini è quella relativa alla misura del trattenimento nei CIE che, d'ora in avanti, sarà possibile solo nei casi di rischio di fuga o quando lo straniero eviti od ostacoli la preparazione del rimpatrio o dell'allontanamento, salvo che nel caso concreto possano essere efficacemente applicate altre misure sufficienti ma meno coercitive.
Come si muoveranno questure e prefetture a partire da domani? Per evitare una marea di ricorsi contro i provvedimenti di espulsione adottati in contrasto con la direttiva e quindi destinati a far soccombere l'amministrazione, il Capo della Polizia ha ritenuto opportuno diramare una circolare per spiegare a questori e prefetti come impostare i decreti di allontanamento: rispettare i punti fondamentali della normativa europea, evitare di applicare automaticamente la Bossi/Fini, valutare in modo approfondito la posizione dello straniero ed adottare provvedimenti "ad intensità graduale crescente".

(Raffaele Miele)

domenica 19 dicembre 2010

Le verità occultate sul matrimonio dei due minorenni Rom di Coltano

Ricevo da Agostino Rota Martir, QUI i fatti a cui si riferisce

9 Febbraio – 16 Febbraio 2010
1^ visita dei genitori del promesso sposo in Kosovo a Ferizaj per conoscere i genitori della futura sposa del loro figlio: entrambi si erano conosciuti e parlati per diversi mesi via internet, attraverso la Web Cam.

11 Maggio – 16 Maggio
2^ visita della mamma del giovane Rom in aereo, accompagnata da Hery e Violza (zii del ragazzo) che raggiungono Ferizaj in macchina, lo scopo è arrivare a definire l'accordo con la famiglia della giovane sposa in vista del matrimonio dei due ragazzi Rom. Accordo che viene raggiunto secondo le usanze Rom, suggellato dalla festa celebrata in casa della famiglia con il coinvolgimento del vicinato e dei parenti. La futura sposa circola su una Limousine in segno di festa per le vie della cittadina e per mostrare pubblicamente l'intesa raggiunta dalle due famiglie. Tutto documentato da un video che verrà poi visto a più riprese dai Rom di Coltano.
I genitori della ragazza salutano e affidano la loro figlia a Hery e Violza. Partono per l'Italia il 18 Maggio con la macchina di Hery.

20 Maggio 2010
Arrivo a Coltano della ragazza Rom. Si celebra una festa, accompagnata anche da una band musicale Rom. Vi partecipano tantissimi Rom di Coltano, La sposa veste gli abiti di festa della tradizione Rom, balla è serena ed è presentata ai famigliari del futuro sposo, salutata anche da tanti altri Rom di Coltano e conosce di persona il suo futuro marito. Ci sono fotografie che testimoniano il suo arrivo a Coltano e quelle delle feste celebrate il giorno dopo e anche il 31 Maggio.
La festa si protrae per tante ore, fino a notte.
Anche il giorno seguente avviene un'altra festa, sempre al campo di Coltano.

1 Giugno 2010
A Gello, vicino a Pontedera alle 18.00 si celebra la festa vera e propria del matrimonio, con la partecipazione di centinaia di Rom, provenienti anche da fuori dell'Italia: Francia, Croazia, Germania. I giovani sposi Rom fanno il loro ingresso su una macchina scoperta, affittata per l'occasione. Vengono scattate centinaia di fotografie.

1 Settembre 2010
Un gruppo di Rom, per alcune ore occupa simbolicamente il nuovo villaggio Rom (ancora vuoto), esasperato dall'infinita attesa e dall'atteggiamento omissivo dei responsabili del progetto Città Sottili del Comune di Pisa, chiedono un incontro con l'Assessore Politiche Sociali per avere delle risposte sull'assegnazione degli alloggi e sulle prospettive future per chi rimarrà escluso.

2 Settembre 2010
La risposta del comune è l'occupazione "militare" (carabinieri, vigili urbani e polizia) del villaggio: paura e rabbia si alternano tra Rom di Coltano.. nel trambusto di quelle ore la "sposa bambina" avvicina un agente e comunica la sua volontà di tornare a casa. Vengono assegnati in questo clima di paura gli alloggi. Quattro famiglie rimangono fuori dall'assegnazione.

8 Settembre 2010
La giovane sposa Rom viene portata via dal campo dalle Forze dell'Ordine e affidata ad una comunità protetta.

26 Ottobre 2010
Vengono arrestati 6 Rom: lo sposo della minorenne, i suoi genitori, la nonna e i due zii che hanno portato la futura sposa minorenne in Italia con gravi accuse su di loro: rapimento, violenza sessuale di gruppo anche da parte dei Rom del campo, riduzione stato di schiavitù e maltrattamenti. Viene portata via anche un'altra giovane sposa del campo, senza alcuna spiegazione e affidata segretamente ad una struttura protetta. Le indagini sono coordinate dall'Anti-Mafia di Firenze. Tra il materiale sequestrato dalla Polizia ci sono le centinaia di foto delle feste in una cornice digitale e il video girato a Ferizaj durante la festa del fidanzamento... che fine hanno fatto?
Ha inizio una intensa campagna giornalistica di diffamazione sulla comunità Rom, capeggiata dalla redazione locale de Il Tirreno e avvallata dal comune di Pisa. Il quotidiano locale La Nazione manterrà invece, un atteggiamento più prudente.
D'ora in poi gli operatori del comune che visitano il campo, sosterranno la versione della ragazza, mantenendo un atteggiamento di sospetto sui famigliari coinvolti rimasti al campo: un finto interessamento per acquisire ulteriori dati contro i Rom coinvolti. Dice un saggio: "Non mi preoccupa chi dice che vuole fare del male, ma chi pensa di fare il bene!"
Intanto in città monta la rabbia nei confronti dei Rom. In diverse occasioni sono presi di mira dalla gente, derisi ed insultati. Il fatto più grave presso il Distretto Sanitario al CEP, dove la mamma del giovane marito che usufruisce degli arresti domiciliari perché incinta, si reca il 2 Dicembre per una visita di controllo, scortata da agenti penitenziari ma viene insultata dalla stessa dottoressa, la invita a farsi visitare altrove, in un primo momento rifiuta la visita medica che le spetta, ma poi ci ripensa solo per rispetto delle guardie penitenziarie che l'hanno scortata.
Intanto, durante il periodo di detenzione presso il carcere minorile di Firenze il giovane marito verrà picchiato diverse volte dagli stessi detenuti.

15 Novembre 2010
Conferenza stampa dei Rom al campo di Coltano, indetta per far sentire per la prima volta la voce dei Rom sulla vicenda, visto che nessuno ha sentito il bisogno di ascoltare la loro voce e le loro testimonianze. I quotidiani locali de Il Tirreno e La Nazione non intervengono!

10 Dicembre 2010
Viene arrestato anche il nonno del giovane marito, con l'accusa di essere l'organizzatore materiale della "compravendita di minorenni".

11 Dicembre 2011
A Firenze nell'aula bunker anti mafia, si celebra l'incidente probatorio, dove finalmente la difesa degli imputati per la prima volta, ha la possibilità di interrogare la ragazza e far emergere le contraddizioni nelle versioni fornite dalla giovane sposa Rom.
La nonna viene scarcerata, mentre per gli altri imputati il Pubblico Ministero si oppone caparbiamente a misure di scarcerazioni.

IO SO CHE..
in tutta questa vicenda ci sono degli aspetti ancora poco chiari, perché sono stati taciuti e nascosti fin dall'inizio, aspetti non secondari su questa "verità zingara".
Io so che la voce dei Rom non ha lo stesso peso di quella di un italiano, a patto che non sia della parte dei Rom.
Lo so che i testimoni Rom contano poco, mentre le dichiarazioni di un operatore del Comune, anche se assente durante i fatti in questione, valgono di più, soprattutto se dimostra diffidenza verso i Rom.
Io so che è più facile e comodo seguire le sirene urlanti dei pregiudizi e della superficialità, che mantenere una seria obiettività, ormai compromessa e condizionata dalle bugie gridate da una stampa compiacente e collaudata a gettare fango sui Rom.
Lo so che tra il progetto "Città sottili" del comune di Pisa e questa vicenda ci sono strette relazioni che spesso soffocano e condizionano la vita Rom.
Io so che anche quando un Rom è vittima, spesso gli capita di sedere sul banco degli imputati...
Lo so che il giudice di Bergamo, che ha rilasciato in pochi giorni il Marocchino accusato di avere ucciso la piccola Yara di Brembate, non è lo stesso di Firenze..
Lo so che il razzismo che colpisce i Rom non è questione di integrazione, ma si alimenta anche dalla crisi economica in atto.
Io so quanto sia facile condizionare il pensiero dei minorenni..ma chi controlla il controllore?
Lo so che la mia testimonianza è poco credibile perché "sono in buoni rapporti con i Rom", mentre quella che dimostra sospetto verso i Rom è più "obiettiva" , quindi merita di essere presa in considerazione, anche quando è superficiale e ambigua.
Lo so che in questa vicenda i Rom hanno le loro colpe.. la più grande è quella di essere Rom.
Semplicemente lo so, perché credo di saper distinguere una bugia, dalla realtà dei fatti, senza essere dell'Anti-Mafia.
Invece, quello che non so più con certezza è se il rispetto dei diritti, oggi vale ancora per tutti o può essere sospeso in base a categorie di appartenenza etnica?

Don Agostino Rota Martir
Coltano - Campo nomadi – 16 Dicembre 2010

lunedì 13 dicembre 2010

E' MORTO TARO, PARTIGIANO SINTO DI ALBA AMICO DI GALLIZIO E CONSTANT

Alcuni giorni fa a Cuneo all'età di 83 anni, è morto Taro (Amilcare de Bar) il partigiano sinto che nel 1952 aveva convinto il pittore Pinot Gallizio a cedere ai Sinti un suo terreno sulle rive del Tanaro ad Alba per costruirvi il loro accampamento. E' qui che nel 1956 i situazionisti entrano per la prima volta in contatto con il mondo nomade ed è da questo primo passo che nasce il progetto di Constant Niewenhuis per New Babylon, la città nomade.
 

Immagine da Archivio Romano Lil
 
 
 
AMILCARE DEBAR, detto Taro, sinto piemontese, staffetta e partigiano combattente (col nome di Corsaro) nella 48^ Bgt Garibaldi "Dante Di Nanni", comandata da Napoleone Colajanni "Barbato". È stato ferito nella battaglia delle Langhe. Nel dopoguerra è rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite a Ginevra; ha ricevuto il diploma di partigiano combattente dalle mani del Presidente Pertini.
Era nato a Pinerolo il 16.6.1927; è morto a Cuneo, dove viveva, pochi giorni orsono.

La sera del 26 aprile 2001 Taro intervenne alla Camera del Lavoro di Milano alla presentazione del libro "Orgogliosi di essere Rom e Sinti", curato da Mario Abbiezzi ed Ernesto Rossi, pubblicato dalla CGIL Regione Lombardia, con prefazione del suo Segretario Generale Mario Agostinelli e dedicato a Carlo Cuomo.
Taro avrebbe dovuto fermarsi quella sera a Milano, dopo il breve concerto del violinista rom George Moldoveanu, ospite del sindacato fino al giorno dopo per rilasciare delle interviste sulla sua esperienza partigiana.
Ma, ricordando le sue vicissitudini dell'immediato dopoguerra, e come avendo deciso di accettare il servizio nella polizia, offerto ai partigiani, e come trovandosi in una delle prime azioni a perquisire un campo sinto, ritrovasse, lui cresciuto in un orfanatrofio, la sua famiglia, fu preso da un'incontenibile emozione, tanto che decise di rientrare immediatamente a Cuneo.

Vogliamo, con questo ricordo e coi materiali allegati, che mettiamo a disposizione di tutti, contribuire al ricordo di un grande sinto, noto a troppo pochi, perché lo sia sempre più a molti.
Ernesto Rossi, presidente delle associazioni "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e "Apertamente di Buccinasco"
°*°*°*°*°*°*°*°°*°*°*°*

Allegato 1 - Scheda dell'Istituto della Resistenza di Torino (estratto):
"nato a Pinerolo il 16.6.27
nome di battaglia Corsaro
14^ (sic) Brigata Garibaldi- in banda dal 20.1.44 al 7.6.45
vi è entrato dichiarando di provenire da Racconigi
"figura molto valida. Un uomo naturalmente capo. Notevole la sua capacità di risolvere i problemi" da quelli quotidiani della sopravvivenza alimentare alle decisioni operative di guerra.
Dopo il maggio '45 dimorava nell'accampamento storico di Cerialdo di Cuneo."

Allegato 2 - Registrazione della voce di Taro,
che riferisce in sinto piemontese alcune brevi note autobiografiche, con traduzione in italiano (dal sito "O Vurdón" di Sergio Franzese).
[...]
E inoltre:
***Nota sull'intervista filmata intitolata
"TARO UNA STORIA RESISTENTE"
1996, Betacam SP, 48' 51"
regia: Luciano Mattaccini
montaggio: Daniele Minutillo
fotografia: Marco Acciari, Luciano Mattaccini
Il racconto di Taro, un semplice partigiano che, dopo un breve periodo come staffetta partigiana, entra come
combattente nella 48° Brigata Garibaldi Langhe. Un lungo viaggio nella memoria, dal settembre '43 all'aprile
'45. Il ricordo della persecuzione del popolo zingaro, il piccolo Tarzan Sulic, il ricordo dell'amico fucilato.

Luciano Mattaccini (Roma, 1952). Specializzato in montaggio al Centro Sperimentale di Roma. Filmografia:
Indagini su una proiezione al di sopra di ogni sospetto (1988),
Un uomo fioriva (1993),
Los amigos de la calle (1994).


***Su Amilcare Debar esiste un articolo, pubblicato (anni '80?) sulla rivista "Patria" dell'ANPI nazionale.

giovedì 9 dicembre 2010

Gli studenti rom di fronte a ripercussioni durevoli per le discriminazioni

Da Czech_Roma (link in inglese)

Jurist.org

24/11/2010 - Catherine Twigg [Direttrice alla Comunicazione, The European Roma Rights Centre]: "In un insediamento romanì in Slovacchia, ad un ragazzo che frequentava la scuola tradizionale era stata assegnata una piccola borsa di studio per le sue capacità. Sognava crescendo di diventare un meccanico d'auto. In seguito, per una disputa con un insegnante, venne messo in una classe speciale per alunni con disabilità mentale, frequentata solo da bambini rom, come misura punitiva. Nessuna valutazione psicologica precedette la decisione e né lui né i suoi genitori furono informati o tantomeno venne loro richiesto l'assenso per questa misura. Questa decisione influenzò la sua carriera scolastica, le sue prospettive e le opportunità di accesso ad un'occupazione dignitosa. La promozione finale dalla scuola speciale non gli permise di frequentare la scuola tecnica per diventare meccanico. Dalle sue stesse parole: -Loro [la scuola] mi hanno portato via il sogno. Mi hanno reso stupido.-"

Disgraziatamente, questa è una storia comune in Europa. Il più alto tribunale europeo sui diritti umani si è pronunciato tre volte su questo tema; ogni giudizio espressamente condanna le pratiche discriminatorie nell'istruzione contro i bambini rom. La natura e le giustificazioni della segregazione differisce nei casi. Nel 2007 il Tribunale Europeo sui Diritti Umani ha emesso una sentenza storica inD.H. and Others v. The Czech Republic, che equiparava il collocamento dei bambini romanì in scuole speciali per alunni con disabilità mentali, alla discriminazione illegale. L'anno successivo, inSampanis and Others v. Greece, la Corte ha ritenuto all'unanimità che ci fosse stata una violazione dell'art. 14, in combinato disposto con l'art. 2 del Protocollo n. 1 della Convenzione Europea sui Diritti Umani [.pdf], ovvero il fallimento dello Stato nel garantire la scolarizzazione dei bambini richiedenti e la loro susseguente collocazione in classi separate a causa della loro origine rom. Più recentemente, in Oršuš and Others v. Croatia, la Camera Grande del Tribunale è andata oltre ed ha annullato una decisione della Camera, dichiarando che le difficoltà linguistiche non possono essere utilizzate come un pretesto per segregare i bambini romanì.

Nonostante questi progressi, rimangono la norma per molti bambini rom in Europa problemi di segregazione, disuguaglianza e curriculum inferiori, e l'attuazione di queste sentenze nei rispettivi paesi è stata praticamente inesistente. Nella Repubblica Ceca continua ilmonitoraggio rapido dei bambini rom in scuole speciali per alunni con lievi disabilità mentali. Per esempio in alcune regioni gli studenti rom, oggi, hanno 27 volte più probabilità di essere piazzati in una scuola speciale rispetto ai non-rom. In tribunale sono stati presentati nuovi casi contro la Grecia. Una ricerca del 2010 di European Roma Rights Centre e Greek Helsinki Monitor rivelava che in 21 delle 50 comunità visitate, i bambini rom non vanno del tutto a scuola. Dove frequentano la scuola, sono spesso collocati in strutture separate. In Croazia sono ancora segregati in base a fattori linguistici.

Ma le questioni della segregazione e dell'istruzione inferiore vanno oltre la Repubblica Ceca, Grecia e Croazia. E' un problema esteso a tutto il continente. Per esempio, secondo un sondaggio del 2009 in Slovacchia, almeno tre studenti su quattro che frequentano scuole speciali per bambini con disabilità mentale sono romanì; in tutto il paese, l'85% dei bambini nelle classi sono rom (Roma Education Fund, "School as Ghetto," Budapest 2009, p. 23). In Ungheria, l'ERRC si è unito alla Fondazione Chance For Children nel depositare casi nei tribunali nazionali riguardo bambini romanì inseriti nelle scuole speciali in base a prove di valutazione viziate. A febbraio 2010 l'Ufficio dell'Ombudsman macedone ha pubblicato un rapportoche conferma in diverse località la sovrarappresentazione dei bambini romanì in scuole speciali per bambini con disabilità mentale. Problemi simili di segregazione o di sovrarappresentazione nelle scuole o nelle classi speciali esistono in Serbia e Romania.

Nell'Unione Europea ed in diversi paesi candidati UE, pratiche persistenti separano i bambini romanì dai non-rom. Che semplicemente non vengano iscritti, siano posti in scuole o classi speciali per studenti con disabilità mentali, o ancora segregati per presunte difficoltà linguistiche, i bambini romanì sono segregati perché sono rom. Simili politiche e/o pratiche continuano a condannare generazioni di Europei ad una vita di povertà, privati del diritto alla pari ed inclusiva istruzione, lasciandoli con poche o nessuna possibilità di trovare un'occupazione di qualità. Soprattutto, il fallimento dei governi nel cambiare le loro pratiche e le loro politiche, nega a generazioni di Rom la possibilità di perseguire i propri sogni.

Le opinioni espresse in JURIST's Hotline sono di esclusiva responsabilità dei loro autori e non riflettono necessariamente le opinioni dei redattori di JURIST, collaboratori, o dell'Università di Pittsburgh.

venerdì 3 dicembre 2010

Il Festival Dosta! sbarca a Venezia

Piacere di conoscervi!
Siamo i Rom e i Sinti, ma molti per ignoranza o cattiveria ci chiamano "zingari" o "nomadi".
Viviamo in mezzo a voi da circa seicento anni ma ancora in pochi ci conoscono veramente.
Probabilmente avete letto sui giornali che siamo sporchi, ladri, accattoni… ma non è così. Certo alcuni di noi sono molto poveri e alcuni hanno commesso degli sbagli. Ma non siamo tutti uguali anche se siamo tutti presi di mira da discriminazioni e in alcuni casi da razzismo vero e proprio.
In Europa siamo in dodici milioni, in Italia molto meno, circa 100.000. In maggioranza siamo Cittadini italiani dal 1871 ma alcuni di noi vengono dalla ex Yugoslavia e dalla Romania: scappati dalla guerra o dalla miseria.
Provate ad immaginare di non poter avere documenti (anche se i vostri e genitori sono nati in Italia), di non poter chiedere lavoro o continuare a studiare per questo motivo, di dover aspirare al massimo a vivere in un container o in una roulotte… di essere allontanati se entrate in un bar, di essere oggetto di battute e scherno… che vita sarebbe? La vita di molti di noi al momento.
Noi siamo i Rom e Sinti e come ogni altra minoranza abbiamo una lunga memoria storica, valori, costumi, tradizioni, arti, talenti, musica e bellezza. Abbiamo i colori di una civiltà millenaria che non hai mai preso parte ad una guerra. Tutto questo tuttavia resta confinato troppe volte negli angusti spazi che occupiamo alle periferie delle città, in ghetti che chiamano "campi nomadi".
La campagna DOSTA ("Basta" nella lingua romanes), promossa dall’UNAR, può rappresentare la possibilità di superare quel muro del pregiudizio che circonda la nostra gente.
Noi vi tendiamo una mano, metteremo in piazza frammenti della nostra cultura, vi sorprenderemo con il calore della nostra musica, le emozioni delle nostre danze e lo faremo in una serie di eventi che si snoderanno per tutta Italia, accompagnati da seminari e conferenze, mostre fotografiche e proiezioni video, momenti di riflessione in cui ci racconteremo a voi.
Venite a conoscerci. Vi aspettiamo a Venezia:

Giovedì 9 dicembre 2010, ore 21:00 Casa dei Beni Comuni "Morion", Salizada San Francesco della Vigna - Castello

PROIEZIONE DEL FILM: "Io, la mia famiglia rom e Woody Allen" di Laura Halilovic, a cura di: Studenti del Master in Diritti Umani e Democratizzazione (E.MA), del Centro Europeo Inter-Universitario (EIUC)

Venerdì 10 dicembre 2010, ore 21.00 Casa dei Beni Comuni "Morion", Salizada San Francesco della Vigna - Castello
CONCERTO: Django's Clan. Nel centenario della nascita di Django Reinhardt, genio sinto della musica jazz europea, un concerto che ne ripercorre l'arte e la tecnica.

Lunedì 13 dicembre 2010, ore 21.00 Teatro Aurora - Marghera
SPETTACOLO TEATRALE: "Rom Cabaret" di e con Dijana Pavlovic.

Lunedì 20 dicembre 2010, ore 18:30 Scoletta dei Calegheri, Campo S. Toma Venezia
WORKSHOP: "io non discrimino – l’esperienza degli osservatori contro le discriminazioni razziali". Intervengono: Massimilano Monnanni – Direttore UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), Gianfranco Bettin – Assessore Politiche Giovanili e Pace, Carlo Berini – Federazione Rom e Sinti Insieme, Alessandra Sciurba – Associazione SOS Diritti

Tutti gli eventi sono ad INGRESSO GRATUITO

Gli eventi sono organizzati dalla Federazione Rom e Sinti Insieme e dalla Rete Tuttiidirittiumanipertutti di Venezia, in collaborazione con il Centro Pace del Comune di Venezia e l'UNAR.

Il Festival Dosta si inserisce nella manifestazione DIRITTI PER TUTTI – IO NON DISCRIMINO, organizzata dalla Rete Tuttiidirittiumanipertutti di Venezia e comprende anche i seguenti eventi:

Sabato 4 dicembre 2010, dalle ore 16.00 alle 22.00 e Domenica 5 dicembre 2010 dalle ore 12.00 alle 20.00, Ca Foscari Auditorium, Campo Santa Margherita
"Building bridges: connecting through diversity". Una serie di dibattiti e proiezioni di Corti e Lungometraggi organizzato dagli Studenti del Master in Diritti Umani e Democratizzazione (E.MA), del Centro Europeo Inter-Universitario (EIUC) con sede al Lido, in collaborazione con l’ Università Cà Foscari e il Circuito Off Venice Internation Short Film Festival.

Martedì 7 dicembre 2010, ore 19.30 Campiello delle erbe, S. Polo 2003
"L'asilo negato di fronte alle mura della fortezza Europa" a cura dell’Associazione Metricubi.
Intervengono: Marco Ferrero, avvocato, membro dell'Associazione di studi giuridici sull'immigrazione (ASGI) e Nicola Grigion, progetto Melting Pot Europa.

Giovedì 9 dicembre, ore 17.15 Teatro dei Frari Venezia
IO DECIDO. Primo incontro per l’avvio di un percorso di democrazia partecipativa nel Comune di Venezia. Vieni anche tu a decidere il futuro della nostra Città.

Venerdì 10 dicembre 2010
È il giorno in cui ricorre l'anniversario della firma della dichiarazione universale dei diritti umani avvenuta a Parigi il 10 dicembre 1948 ma è anche il giorno in cui Zaher, ragazzo afgano è morto qui a Venezia proprio il 10 dicembre di due anni fa. Zaher è morto perchè i diritti umani ancora oggi nelle nostre Città, nel nostro paese non sono riconosciuti.
Sabato 11 ore 12.00 nel piazzale antistante il Porto la rete Tuttiidirittiumanipertutti invita la cittadinanza a ricordare la morte di Zaher.

LA CAMPAGNA DOSTA!
L’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, nell’ambito delle sue attività istituzionali ed in collaborazione con le principali associazioni rom e sinte, ha lanciato per l’anno 2010 la Campagna DOSTA, una grande iniziativa di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle comunità rom in Italia.
La Campagna DOSTA ("Basta" in lingua romanes) è stata già promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea nell’ambito del terzo programma congiunto "Equal Rights and Treatment for Roma". La campagna DOSTA è stata già realizzata con successo in cinque paesi dell’Europa dell’Est: Albania, Bosnia e Herzegovina, Montenegro, Serbia, Slovenia ed Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, mentre è di prossima presentazione la campagna in Francia e Bulgaria.
La Campagna è stata pensata e condivisa con le principali reti di associazioni rom e sinte in Italia: la Federazione Rom e Sinti Insieme, la Federazione Romanì, UNIRSI. Le associazioni operano all’interno di un Tavolo di coordinamento ROM istituito e coordinato dall’UNAR e collaborano alla pianificazione della campagna e alla progettazione e realizzazione degli eventi previsti, in collaborazione con le istituzioni locali coinvolte dalle iniziative.
Obiettivo generale della Campagna è quello di favorire la rimozione degli stereotipi e pregiudizi nei confronti delle comunità rom e sinte attraverso una strategia globale di confronto e conoscenza reciproca.
Obiettivi specifici della Campagna sono quelli di:
- favorire una migliore conoscenza della cultura Rom e del suo contributo nella storia europea attraverso mostre e spettacoli, premi, seminari e conferenze, eventi pubblici e campagne sui media;
- promuovere un confronto diretto con la realtà rom ed i rischi di discriminazione ed esclusione sociale attraverso percorsi formativi per il mondo del giornalismo e gli enti locali, tavoli di lavoro e occasioni pubbliche di dibattito