sabato 15 giugno 2013

L'Europa che c'e'

Pagine 124 formato A4
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Succede anche nelle migliori famiglie: ho iniziato la primavera scorsa scrivendo un libro su Milano, a dicembre già l'argomento era diventato l'Italia e adesso, tocca all'Europa.
Di che si scrive? Vediamo cosa recita l'introduzione:


Sempre più spesso sento ripetere che quello contro i Romanì è rimasto l'unico razzismo che l'Europa ancora si permette. Il quadro che ne deriva è abbastanza schizofrenico, quella che chiamiamo popolazione maggioritaria, li vede:
  • o come criminali e asociali irrecuperabili, da rinchiudere in riserve (salvo poi lamentarsi se queste riserve diventano discariche invivibili);
  • oppure come vittime della società (però vorrebbero "integrarsi" nella stessa società di cui sono vittime).
Il quadro, desolatamente, è simile in tutta Europa. A fatica, Romanì e società maggioritaria trovano modi di interagire, ma i risultati riguardano frazioni minoritarie delle due popolazioni, e dopo secoli di convivenza ogni tentativo, presente e passato, appare fragile e temporaneo.
Questo non toglie che dopo secoli di presenza nel nostro continente, anche la galassia romanì abbia potuto esprimere le proprie eccellenze in diverse campi. Ma, anche se il contributo all'umanità tutta di queste personalità è stato notevole, rimane la sensazione di casi isolati.
L'ispirazione delle pagine che seguono mi viene da un libro di Stefania Ragusa: "AFRICA QUI storie che non ci raccontano". Nell'introduzione scrive l'autrice:
    Questo libro nasce dalla domanda che, qualche anno fa, mi ha fatto Sara, una mia giovane amica italianissima ma dalla pelle d'ebano. Era appena rientrata da una breve vacanza a Londra, la prima fatta all'estero e da sola. [...] Sara mi diceva che a Londra aveva visto neri che lavoravano in banca, negli ospedali, all'università, negli studi legali, a dare notizie in tv, a dirigere il traffico... Perché, si chiedeva, in Italia i neri, quando riescono a lavorare, fanno solo mestieri umili? Ho risposto che tutto questo era dovuto al fatto che l'immigrazione, africana e non, in Italia è un fenomeno recente. Perché per iella o per fortuna non siamo riusciti a essere una potenza coloniale e perché, fino all'altro ieri, eravamo noi costretti a emigrare. Ma ho risposto anche che non tutti i neri, in Italia, facevano lavori umili. Che quella del "povero negro" era in buona parte un luogo comune. Lei mi ha rivolto uno sguardo perplesso e di sfida e ha detto: non ti credo, dimostramelo. Non era un ordine ma l'indicazione di un bisogno, profondissimo e non ancora dichiarato. [...]
Per i Romanì in tutta Europa, non nella sola Italia, la situazione è simile, anzi peggiore. E, mettiamoci la mano sulla coscienza, come reagiremmo NOI se incrociassimo un medico, un vigile, un ortolano Rom o Sinto? Questo tipo di persone esistono, le ho anche incontrate, ma la paura dello "stigma" spesso è più forte della voglia di dichiararsi. Ricordo nel libro "Non chiamarmi zingaro" di Pino Petruzzelli, il racconto di una dottoressa in Italia che nasconde persino a suo marito il suo essere rom.
Se con sguardo distaccato osserviamo la situazione dei Romanì in Europa, quello che notiamo non è tanto che nei secoli possano esserci state figure prominenti, ma l'assenza di quella borghesia (non necessariamente che sia anche classe dirigente), che ha accompagnato lo sviluppo di altri popoli. Questo significa che quasi dappertutto in Europa i Romanì vivono una situazione di continuo dopoguerra, non solo economico, ma anche sociale e politico.
Il dottore, l'avvocato, il giornalista romanì esistono, a volte superano anche la paura di dichiararsi. Per anni ho raccolto frammenti di queste storie, riportati da varie testate o direttamente dalla loro voce.
Riprendere qui le loro testimonianze può servirci:
  • ad avere un quadro meno stereotipato della più grande minoranza etnica in Europa;
  • nel contempo, a comprendere quanto la forte spinta ad emanciparsi, si leghi all'attaccamento e all'interazione con la comunità d'origine, come pure al mantenimento della propria identità;
  • infine, la speranza è la stessa del libro AFRICA QUI, che le testimonianze raccolte possano incoraggiare le giovani generazioni romanì a trovare un posto dignitoso tra i popoli di un'Europa di cui fanno parte a pieno titolo.
Un ulteriore motivo di approfondimento, deriva dagli argomenti trattati nelle interviste o nei ritratti che verranno presentati: da questioni quotidiane a tematiche più propriamente politiche. Per politica, non intendo soltanto i cosiddetti "temi classici": razzismo, integrazione, convivenze... ma anche questioni di base che riguardano il futuro del nostro continente, trattate da questa futura classe intellettuale. Ancora una volta, il gioco di vederci allo specchio, e di saper cogliere i contributi ideali che possono arrivarci.

In appendice ho aggiunto tre contributi: un mio saggio su come anche le novità della tecnologia non siano estranee alla galassia romanì, la recensione di una serie televisiva di qualche anno fa - che descriveva in modo atipico la vita di una famiglia rom in Slovacchia, e un raccontino finale, che spero possa essere di buon auspicio.
Indice:
  1. L'Europa che c'è - Pag. 2
  2. Introduzione: - Pag. 3
  3. Autore: - Pag. 5
  4. Paesi, competenze e professioni: - Pag. 8
  5. FRANCIA - L'attivista atipico - Pag. 8
  6. SPAGNA - Un'antropologa - Pag. 10
  7. La situazione delle donne rom in Europa - Pag. 11
  8. SERBIA - Comunità ed emancipazione - Pag. 15
  9. EUROPA - Biglietti da visita - Pag. 17
  10. ROMANIA - e l'identità - Pag. 19
  11. REPUBBLICA CECA - Professionisti di confine - Pag. 21
  12. GRAN BRETAGNA - Un giornalista "globale" - Pag. 23
  13. SLOVACCHIA - La preside - Pag. 26
  14. UNGHERIA - Dalla scuola alla società e viceversa - Pag. 32
  15. GRECIA - Il dottore - Pag. 35
  16. SLOVACCHIA - Una dottoressa tra tradizione e cambiamento - Pag. 37
  17. REPUBBLICA CECA - Il frigorifero come questione culturale - Pag. 42
  18. AUSTRALIA - La scrittrice - Pag. 44
  19. ISRAELE - Nomade e digitale - Pag. 47
  20. GRAN BRETAGNA - I ricordi di una scrittrice - Pag. 49
  21. SLOVACCHIA - Riflessioni sull'integrazione - Pag. 54
  22. Rom, Rivoluzione delle aspettative - Pag. 59
  23. SPAGNA - Il master - Pag. 62
  24. BULGARIA - La futura dottoressa - Pag. 63
  25. BULGARIA - Il plurilaureato - Pag. 64
  26. Confessioni di un Rom laureato - Pag. 64
  27. MACEDONIA - L'avvocato - Pag. 67
  28. SLOVACCHIA - Ricominciare a 50 anni - Pag. 69
  29. REPUBBLICA CECA - giornalista o attivista? - Pag. 77
  30. SLOVACCHIA e REPUBBLICA CECA - Quando i mondi si incontrano - Pag. 80
  31. SPAGNA - Responsabile socialista sull'immigrazione - Pag. 84
  32. ROMANIA - L'altra faccia dell'attivista - Pag. 85
  33. REPUBBLICA CECA - Reporter TV - Pag. 89
  34. SPAGNA - Uno sguardo da distante - Pag. 93
  35. GRAN BRETAGNA e IRLANDA - A suon di pugni - Pag. 98
  36. SVIZZERA - Il compositore sinfonico - Pag. 101
  37. REPUBBLICA CECA - Rapper e ambasciatore - Pag. 105
  38. Questo non ve l'aspettavate... - Pag. 107
  39. UNGHERIA - Pag. 107
  40. GRAN BRETAGNA - Pag. 109
  41. REPUBBLICA CECA - Pag. 109
  42. Ultima tappa - Pag. 112
  43. GRAN BRETAGNA: giornalista e blogger - Pag. 112
  44. Appendici - Pag. 116
  45. I Rom al tempo della rete - Pag. 116
  46. Televisione - Pag. 122
  47. Finale - Pag. 123

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