sabato 26 ottobre 2013

Siamo propensi a esagerare il problema degli zingari

 Foto: EPA
18.10.2013, 19:15 La voce della Russia - Jean-Pierre Liégeois, il membro del Consiglio scientifico della Rete Europea degli studi universitari degli zingari ed autore di diversi libri sulle comunità di zingari nell'intervista a "La Voce della Russia" rompe gli stereotipi che ha il pubblico europeo sui nomadi.

- Secondo le valutazioni dei mass media francesi, circa 20 mila rom sono giunti in Francia dai Paesi dell'Europa Orientale. Siete d'accordo con questa cifra?


- Se credere alle organizzazioni che lavoravo con gli zingari, per esempio "Medici del mondo", sono 15 mila. Dal punto di visto della statistica è un quantità di poca importanza. Il numero dei rom, arrivati in Francia prima, per esempio negli anni 60' o 70' dalle repubbliche dell'ex Jugoslavia, è molto più alto.

- Quanti migranti della "nuova onda" si trovano in Francia legalmente? Quanti sono illegali?

- La Francia non esegue statistiche su base etnica. Se gli zingari sono arrivati in Francia dalla Romania, sono rumeni, se sono giunti dal Belgio, sono belgi. Se sono cittadini dell'Unione Europea, il loro soggiorno è legale per tre mesi in tutti i Paesi dell'UE. Se il periodo di soggiorno è oltre tre mesi, sono obbligati a dimostrare redditi regolari.
In Francia sono state introdotte limitazioni nel settore lavorativo in cui possono lavorare i cittadini di Romania e Bulgaria. Dopo il 31 dicembre 2013 le limitazioni saranno annullate. Al momento queste norme rendono difficili il collocamento al lavoro dei cittadini provenienti da questi Paesi, perché, per assumerli, i datori di lavoro devono avviare formalità complicate e costose. Tutto sommato queste misure rallentano anche il collocamento al lavoro degli zingari, trasformandoli in migranti illegali dopo tre mesi di soggiorno.

- Cosa si può dire sul livello della criminalità tra la comunità degli zingari in Francia?

- Le paure di molti anni nei confronti degli zingari hanno diffuso tra la gente il mito "della criminalità etnica". C'è la tendenza ad esagerare la loro presenza in Francia. Spesso vengono definiti zingari anche coloro che non lo sono. Gli puntano il dito e dicono che sono zingari, ma a questo punto lo stesso trattamento, per esempio, degli ebrei o degli armeni è considerato come inammissibile. Il livello della criminalità tra gli zingari non supera il livello della criminalità tra cittadini di qualsiasi altro Stato. La polizia e gli organi giudiziari parlano di "piccola criminalità", di furti. Per quanto riguarda la criminalità organizzata, occorre lottare contro di essa come dappertutto. E gli stessi zingari ne rendono conto.

- Di che cosa vivono i rom in Francia, come guadagnano?

- I cittadini di Romania e Bulgaria hanno problemi con la collocazione al lavoro, anche se hanno la qualificazione necessaria, tuttavia gli zingari dai Paesi dell'ex Jugoslavia che da molto tempo abitano in Francia sono quasi "invisibili": lavorano nel settore edile, fanno imbiancatura, intonaco.
Tradizionalmente molti zingari si occupano di lavori artigianali, lavorano con il ferro, suonano la musica, si occupano di arte, allevano cavalli, fanno commercio al mercato. Molti sono occupati nel settore agricolo, raccolgono frutta e verdura. Il problema è che di norma sono poco istruiti perché da piccoli non hanno avuto la possibilità di frequentare la scuola. Per questo la maggior parte di loro si occupa di lavori manuali.

- Se la Romania e la Bulgaria aderiscono alla zona Shenghen nel 2014, si prevede l'afflusso di zingari nei Paesi dell'Europa occidentale?

- Questo non cambierà nulla, perché rumeni e bulgari hanno già la possibilità di spostarsi liberamente dentro l'UE. Gli europei hanno idee errate sulla mobilità delle comunità di zingari. Tra 12 milioni di zingari in Europa solo una piccola parte è mobile.

- Quali misure bisogna prendere per integrare gli zingari dell'Europa orientale in Francia?

- In 100 anni di vagabondaggio nel mondo, gli zingari si sono stabiliti in Australia, in Canada e in Sud America. Ogni volta sono stati costretti ad adattarsi alle norme di vita dei diversi Paesi, sopravvivendo di esili, deportazioni, schiavitù. Nel 21� secolo la via dell'integrazione passa attraverso il rispetto della cultura degli altri popoli. Ruolo importante ha l'istruzione che permette alla generazione dei giovani di integrarsi nella struttura sociale, ottenere professionalità e la possibilità di essere collocati al lavoro.

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